Non saranno i provvedimenti giudiziari a ristabilire un ordinato equilibrio internazionale: serve un concreto progetto politico di pace
Vladimir Putin e Donald Trump, piuttosto amici tra loro, rischiano di condividere un poco piacevole destino comune. Entrambi rischiano le manette: il primo per crimini di guerra, il secondo per aver comprato il silenzio di Stormy Daniels sulla loro relazione. Certo, colpisce che eventualmente The Don possa finire in cella per via di una pornostar, invece che per l’assalto a Capitol Hill, ma d’altronde gli Stati Uniti sono il Paese che incastrò Al Capone per una bagatella fiscale, invece che per la sua carriera mafiosa.
Il fatto che i leader delle due superpotenze (Trump è sia un ex che aspira a tornarlo) siano due gentiluomini di questo genere dice molto della situazione attuale, con lo spettro di una guerra nucleare che aleggia su tutti noi. E ce ne sarebbe da dire anche sugli altri protagonisti dello scenario internazionale, visto che Joe Biden è certamente più morigerato del suo predecessore, ma i suoi plateali svarioni sollevano qualche perplessità in merito a chi può maneggiare armi capaci di distruggere il pianeta. Stendiamo un velo pietoso su Boris Johnson, che tra Covid e guerra ne ha combinate davvero di tutti i colori, prima di lasciare Dowining Street. A volte, prima di parlare male dei nostri politici, dovremmo guardare meglio ai nostri vicini di casa.
In questo scenario inquietante, non c’è da stupirsi che a fare la parte dei pacifisti siano due personaggi come l’eterno leader Xi Jinping e “il dittatore di cui abbiamo bisogno” Recep Erdogan (la definizione è copyright di Mario Draghi). Per quanto discutibili, almeno loro un piano hanno provato ad elaborarlo.
L’Occidente, Europa in testa, invece si limita a inviare armi sempre più pesanti, cosa certamente necessaria per impedire la distruzione dell’Ucraina, ma che risulterà vana senza un contemporaneo piano di pace. Anzi, di questo passo l’escalation rischia di diventare irreversibile. Eppure, di progetti concreti per porre fine al conflitto proprio non se ne vedono all’orizzonte.
Ci tocca davvero sperare che sia Papa Francesco a colmare il vuoto lasciato nella politica, sperando che in questo impazzimento generale non perdano la testa anche altri tipi ruvidi come il nordcoreano Kim Jong-un o i talebani ai quali abbiamo lasciato campo libero in Afghanistan, dopo vent’anni di inutile e dispendiosa missione militare. Per fermare tutto questo non basteranno le manette.